WAVE – UN LOCALE VUOTO COME TE

Non spaventatevi. “Un locale vuoto come te” non significa quello che leggete. Il Wave molto spesso è pieno di gente. Quella frase lì invece è la citazione raffinata di un locale storico di Gabicce, l’Aleph Club, probabilmente il primo locale new wave della nostra zona, un luogo mitico per la cultura alternativa.

Ecco, ricerca, underground, selezione, nostalgia, sono argomenti che tornano spesso chiacchierando con Federico, Luca e Davide, i 3 soci fondatori dell’Associazione Atmosfear, ovvero cuore polmoni e cervello che sta dietro al successo del Wave.

Ve li presentiamo.

 

Chi c’è dietro al Wave?

“Io sono Federico, segretario dell’associazione Atmosfear, aperta 3 anni fa. Mi piace fare festa, mi piace divertirmi, e forse anche per questo mi occupo del Wave, nelle vesti di cuoco e barista. Sono un reduce dell’epopea rock della Riviera Romagnola, frequentatore appassionato del Boulevard e del Velvet”

“Luca, direzione tecnica, artistica, impiantistica, stessa passione per le feste, fervente sostenitore dell’associazione, grande amante della birra. Reduce anche io di quei luoghi in cui si diffondeva e sosteneva la cultura dell’underground, di cui cerchiamo di essere degni eredi.”

“Davide, presidente dell’Associazione, stessa passione dei miei amici e colleghi per tutto ciò che è alternativo. Per questo tre anni fa abbiamo riconvertito un vecchio ristorante fallito in un live club. Volevamo creare qualcosa che ci mancava. Qualcosa che non c’era più. Non c’erano più luoghi dedicati alla musica live, alla musica veramente alternativa, alla cultura underground. Ecco perché è nato il Wave. Per essere un luogo in cui chi ha qualcosa da dire ne abbia la possiblità, in qualsiasi ambito, specialmente quello musicale.”

 

Cosa caratterizza il Wave? Da qui in avanti rispondono all’unisono.

È un locale alternativo rispetto a quella che è la proposta attuale qui e a livello italiano. È basato sul tesseramento, sulla fidelizzazione, sulla volontà di esserci e far parte di una comunità.

Le nostre basi culturali sono assolutamente trasversali: amiamo dal punk, alla drum’n’bass, elettronica, reggae, techno. Certo, il territorio che ci accumuna più di tutti è il rock, ma ci piacciono anche gli altri generi.

Ci piace pensare alla comunità dei nostri soci come una grande famiglia, persone che vanno da Ravenna fino a Porto Recanati, persone che condividono un approccio, una passione, una volontà di ritrovarsi e confrontarsi tra simili.  L’eredità è quella del Boulevard, locale anch’esso piccolo, isolato. Siamo difficili da raggiungere, chi vuole venire qui viene qui e si vede e si sente. Siamo aperti a cose che non si sentono altrove. Puoi trovare artisti della scena elettronica avanguardista londinese o berlinese, perché l’idea di diffondere qualcosa che qua si sente poco, e di diffondere anche qualcosa che porti al limite gli impianti e le casse, ci piace. Così Luca, il direttore tecnico, si mette alla prova.

Di sicuro niente latino americano né cover band, con tutto il rispetto.

 

Cosa trovo oltre alla musica?

Musica dal vivo, birra, cocktail, ad una certa è matematico venga fame. I nostri soci sanno bene che qui puoi trovare quel tipo di cibo che mette d’accordo tutti: patatine fritte, pizze, un fritto misto, un panino, una cotoletta con il ketchup. E questo è lo standard.

Ci sono poi occasioni speciali come il “Pagan Wave”, l’evento che ogni anno dedichiamo al mondo del fantasy medievale, che vede menù, esibizioni, conferenze, tutte a tema e attira appassionati di storia, fumetti, cosplayer, da parecchie parti.

Un ulteriore esempio di come ci piaccia mischiare le cose, contaminarle, diffondere cultura.

 

Come mantenete viva e attiva la community dei vostri soci?

La cosa più bella è che la maggior parte dell’attività avviene qui, dal vivo, nel mondo reale. Il mondo digitale ci serve soprattutto per diffondere gli eventi, e lo facciamo attraverso Facebook. Nerto, EventBrite, in maniera tale da raggiungere il pubblico più ampio possibile.

Certo la cosa che ci rende più orgogliosi è il fatto che alla fine il mezzo che funziona di più è il passaparola.

 

Quando siete aperti?

Dodici mesi all’anno, eccetto due settimane di ferie a settembre. Il sabato siamo sempre aperti, dalle 22 alle 4.30, e quello è l’appuntamento classico. Ci piacerebbe riaprire anche al giovedì e al venerdì, che una volta erano appuntamenti classici per le uscite tra amici. Poi spesso facciamo eventi extra, per cui il consiglio è quello di rimanere aggiornati sulle nostre pagine per vedere cosa ci sia venuto in mente di combinare.

 

Cosa si beve al Wave?

Qui è possibile trovare una bella selezione di distillati, che misceliamo nei bicchieri giusti, secondo le ricette classiche: niente cocktail con frutta, niente mode e tendenze della mixologia, niente drink nei vasetti della marmellata. Ci piace così, forse non siamo amanti delle “mode” in generale.

Ovviamente poi tante, tantissime birre, di cui siamo molto appassionati da sempre, e poi il rocker beve la birra non c’è storia.
Lavoriamo solo con birre italiane, alla spina e in bottiglia, soprattutto alla spina. Birre che selezioniamo, che piacciono soprattutto a noi, birre che consideriamo buone e che ci piacerebbe trovare nei locali che frequentiamo da clienti.

 

Come avete conosciuto 61cento?

Avevamo preso la Koi in occasione della feste di San Patrizio, due anni fa. La stout non è uno stile facile da trovare qui intorno, finchè non ci siamo resi conto che al Beer Attraction aveva proprio la Koi uno dei riconoscimenti più importanti. Da qui la voglia di conoscerli e di scoprire i loro stili. Dopo la Koi sono arrivate le altre, e adesso la spina è praticamente monopolizzata.

 

Come mai?

Ci piacciono le birre, ci piace l’idea che dalle nostre parti ci sia una realtà che stia salendo alla ribalta a livello nazionale. Perché noi per scelta vogliamo lavorare insieme a realtà del territorio, magari gestite da giovani, che lavorino bene e con passione. Un po’ perché ci riconosciamo in questo tipo di realtà, e un po’ perché quello che dai al territorio ti torna indietro. Dopo il primo contatto ci siamo conosciuti, ci siamo scoperti, ci siamo piaciuti, e da qui è stato naturale proseguire un percorso insieme.

 

 

 

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