Il 28 luglio 2015 fu il giorno della nostra prima cotta, e il 28 luglio 2018 è il giorno del nostro terzo compleanno.
Chi ci conosce sa che non siamo particolarmente avvezzi alle celebrazioni (soprattutto alle autocelebrazioni), ma in questi giorni di lavoro intenso in birrificio ci è capitato di guardarci indietro e ricordare quel momento, e poi tutti gli altri momenti che hanno segnato questi 36 mesi di storia.
PREMESSA
Sgombriamo il campo dagli equivoci: è impossibile negare come i premi Cerevisia 2016, 2017 e 2018, i premi Birra dell’Anno 2017 e i riconoscimenti Slow Food 2019, siano stati i momenti più emozionanti e rumorosi di questi 3 anni. È altrettanto vero che sono stati tutti momenti pubblici, che sul momento abbiamo faticato a metabolizzare per intero e che poi abbiamo celebrato insieme a chi ci vuole bene e apprezza i nostri stili di birra.
Ci sono stati altri momenti però, meno evidenti, capaci di regalarci gioie inattese e soddisfazioni profonde, epifanie inaspettate di questa passione divenuta professione e di questa amicizia diventata anche avventura imprenditoriale.
COME ERAVAMO
Come eravamo il 28 luglio 2015?
Eravamo entusiasti e incoscienti, ma sapevamo che non sarebbe stato facile. (Diciamo che non viviamo in un Paese in cui fare impresa sia semplice).
Certo, la birra era una passione che ci accompagnava ormai da parecchio tempo. L’esordio come homebrewer fu nel 1998. All’epoca la birra artigianale era davvero un mondo di ultra nicchia. Ci pare esistessero Lambrate e Amarcord, ma per il resto c’era poco altro.
UN PARTICOLARE REPARTO RICERCA E SVILUPPO
Nel 1998 la nostra prima birra, prodotta in casa, fu la ELK, in occasione dei Mondiali di calcio di Francia. Non eravamo entusiasti di quanto trovavamo in giro, e Samuele (lo Za) era abbastanza convinto che sarebbe valsa la pena provare a fare da soli. Non aveva tutti i torti.
Dal 1998, in occasione dei principali eventi sportivi, abbiamo prodotto in casa la birra per le compagnie dell’epoca, veri e propri uffici ricerca e sviluppo di un’azienda che non era nemmeno un’ipotesi nelle nostre teste.
Quante serate. Quante partite. Quante gite a Santa Monica a Misano o ancora meglio al Mugello, con il camper. Quante mangiate. Quante bevute. Un capitale di esperienze e di emozioni che ci piace pensare sia ancora dentro a tutto quello che facciamo.
L’IDEA
L’idea vera e propria di un birrificio nostro ci venne nel 2010. Rimase tale fino alla fine del 2014. Nel 2015, a gennaio, fondammo la società e cominciammo a pensare a sede, impianto, stabilimento. Eravamo davvero incoscienti.
Il 28 luglio 2015 la prima cotta 61cento. Più o meno 17 anni dopo la nostra prima birra. A fine autunno le prime vendite. A Natale 2015 eravamo in linea con 4 stili di birra: ELK, KOI, TORIBI, KUMA.
MA CHI LI CONOSCE QUESTI?
Nei primi mesi del 2016 ci fu uno dei primi momenti “magici”. Entriamo in un locale e vediamo persone sconosciute bere i nostri stili di birra. Non erano vecchi amici della compagnia. Non erano nuovi amici, conosciuti nei primi mesi dell’avventura. Erano perfetti sconosciuti che avevano scelto di bere 61cento. Ci sarebbe piaciuto andare al loro tavolo e ringraziarli, ma ci avrebbero presi per mitomani. Ci siamo goduti qual caos calmo con un brindisi.
ENGLISHMAN IN MARCHESHIRE
Un altro momento magico fu quando il 28 maggio 2016 un perfetto inglese trapiantato nelle Marche ci scrisse una recensione su Facebook: raccontava di come avesse tanta paura che in Italia non avrebbe trovato birre adatte ai suoi gusti, ma che si era dovuto ricredere dopo aver assaggiato i nostri stili. Per noi che facciamo del rispetto degli stili il nostro mantra fu un grande incentivo a fare sempre meglio. (Se controllate sulla pagina Facebook la recensione c’è ancora, tra le prime).
NON SI BRINDA MAI DA SOLI
Passarono i mesi, e arrivarono i primi premi. Dopo il Beer Attraction 2017 tanti beer firm ci chiesero di produrre la loro birra. Ecco, quando sono i tuoi colleghi a chiederti di collaborare vuol dire che non solo sei riuscito a rendere felice un palato, ma sei pure riuscito a trasmettere l’amore e la precisione maniacale che metti in quello che fai. Un beer firm ama da morire le sue ricette, e non le metterebbe in mano a chicchessia. Siamo orgogliosi di lavorare con tanti di loro, e siamo ancora più orgogliosi dei tanti beer firm che dopo un periodo di pausa in cui hanno valutato altre strade tornano da noi per produrre loro birre. La birra è passione sociale e condivisa. Non si brinda mai da soli.
LA FAMIGLIA CRESCE
Nuovo fermentatore doppia cotta, nuovo maturatore, poi un altro fermentatore a doppia cotta. Linea di imbottigliamento automatico e ancora poco tempo fa due fermentatori a cotta singola. Sappiamo recitare l’elenco come la formazione della nostra squadra del cuore.
Sì, siamo cambiati , siamo cresciuti e (speriamo) migliorati. Di certo siamo un po’ invecchiati. Ma anche il nostro birrificio è cresciuto. Gli stili di birra sono diventati 11, e l’elenco sopra descrive bene come siano cresciuti anche i nostri impianti.
I bravi imprenditori a questo punto dichiarano sempre che quello che hanno ottenuto con il loro lavoro l’hanno “sempre reinvestito in azienda”. Speriamo che questo unico momento di gratificazione ce lo concediate.
IL FUTURO?
C’è qualcuno a cui piacerebbe aprire un locale insieme a noi?
È un po’ che ci pensiamo. Siamo terribilmente seri. Ecco, non vogliamo lasciarvi con frasi fatte intrise di parole quali strategia e ottimismo. Ogni imprenditore ha il dovere di essere ottimista, altrimenti non potrebbe fare quello che fa.
Preferiamo lasciarvi con una domanda: cosa ne pensereste di un locale 61cento? Dove lo aprireste? Come lo vorreste?
Za, Roby, John, Tommy
Be First to Comment